Liberlibrorum  - I libri rari e i libri antichi

Il libro cristiano

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UnaLibraia
view post Posted on 9/6/2008, 20:48




Le prime comunità cristiane alimentavano la fede con la lettura continua di testi sacri; sin dalle origini si sviluppò un’intensa circolazione di epistole, resoconti di Martiri e testi edificanti, la circolazione era ovviamente clandestina o semi-clandestina e la riproduzione delle copie, nella nuova veste del codice e nella nuova forma della miscellanea, frettolosa.

Con l’ufficializzazione del culto cristiano, il trionfo della Chiesa e l’adesione di grandi intellettuali e grandi lettori di libri – come Sant’Ambrogio, San Girolamo e Sant’Agostino – venne favorito lo sviluppo di un’industria cristiana del libro che produceva volumi analoghi a quelli in commercio nel mondo pagano.

La Chiesa del IV secolo riuscì ad influire positivamente nel processo di trascrizione e diffusione delle opere sul piano della correttezza grammaticale e dell’accuratezza filologica:

San Girolamo s’impegnò, seguendo la via già tracciata due secoli prima dal grande teologo Origene (185 – 253 d.C.) nello sforzo di tradurre la Bibbia dagli originali.

Origene aveva trascritto di suo pugno molti libri che facevano parte della sua biblioteca, provvedendo da solo alle sue necessità: allo stesso modo, per sopperire alla carenza di testi scritti, anche Girolamo nella sua giovinezza aveva copiato un’intera biblioteca di suo pugno, o avvalendosi dell’aiuto di amanuensi. Il primo aveva fondato a Cesarea, in Palestina una scuola teologica di alto livello, nella quale si trascrivevano ed emendavano i testi necessari allo studio. La ricca biblioteca della scuola aveva un indice ricco d’informazioni sugli autori e sulle opere, che agevolava il compito del lettore – studente.

Girolamo si avvalse delle risorse della biblioteca e, appoggiandosi ad un vicino monastero, compose le sue opere servendosi in certi casi di scribi a pagamento, e normalmente di suoi discepoli.

Questo tipo di scuola – biblioteca cui accedevano sia studenti specializzati, sia studiosi in cerca di lumi, mutuava la sua struttura da istituzioni laiche, come ad esempio il Didaskaleion di Alessandria da cui Origene proveniva. Ma soprattutto ereditava le funzioni svolte nel mondo antico da quegli ambienti nei quali la biblioteca privata era anche la sede di una scuola filosofica e di un atelier di copia ad uso della scuola stessa.

Sant’Agostino, prima di essere prete e Vescovo è stato monaco ed ha fondato, presso il monastero d’Ippona, un ordine con una regola che prevede l’esistenza di una biblioteca che si incrementa di continuo. È evidente che in essa sono attivi come amanuensi gli stessi monaci, dal momento che è rigorosamente vietato avere forme di commercio con l’esterno. I monaci risiedono accanto al Vescovo e lavorano a stretto contatto con lui: usufruiscono, dunque, anche della biblioteca vescovile e delle opere stesse del Santo che vengono depositate nella biblioteca per essere copiate da chi ne faccia richiesta, anche da città lontane.

La testimonianza che Ammiano Marcellino (330 ca. 395) ci da nel suo Rerum Gestarum a proposito dello stato di abbandono delle biblioteche di Roma nel suo periodo è piuttosto sconfortante:

“Le poche case che nel passato si erano rese illustri per il culto severo degli studi, ora sono in preda a una torpida ignavia che è degna di scherno, e risuonano di canti e del tintinnio, lieve come un soffio, delle cetre. Insomma invece del filosofo si invita il cantante e al posto dell’oratore il maestro di ballo. Siccome le biblioteche sono chiuse per sempre come fossero tombe, si fabbricano organi idraulici, lire simili, per la loro grandezza a carri…”[1]

Eppure il suo giudizio pessimistico è contraddetto da molte informazioni che possiamo ricavare dalle fonti. Innanzitutto si sa che molte biblioteche pubbliche erano ancora aperte e non “ridotte a tombe”, come ad esempio la biblioteca Ulpia o quella di Vespasiano; inoltre si ha notizia che le “illustri famiglie” romane vivevano ancora nel culto della propria identità e tradizione, alimentato da studi “severi” questo è il quadro che ci forniscono i Saturnalia di Macrobio.

Il declino della società romana si verifica invece nel V secolo, quando, non a caso per la prima volta nella sua storia, Roma subisce l’onta di essere presa dai nemici.

In questo periodo di transizione non mancano testimonianze di importanti biblioteche capitolari o monastiche fondate nei pressi di centri urbani ad esempio la fondazione, del Castrum Lucullanum di Eugippo a Napoli.

Eugippo era Agostiniano e la sua biblioteca si ispirava ai criteri della Regola Agostiniana, incentrata su sempre nuove acquisizioni, ed in grado di copiare codici come il Sessoriano 13 (oggi alla biblioteca Nazionale di Roma), in elegante onciale, e con uno dei primissimi esempi di decorazione delle iniziali.

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[1] AMMIANO MARCELLINO, Storie, a cura di A: SELEM, Torino, 1965, p. 85.
 
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