| Inizio con la segnalazione di un libro letto due anni orsono: Il Dolore Perfetto.
Allora, forse non è possibile parlare di capolavoro, chè questo ha la peculiarità di colpirti talmente a fondo da non riuscire ad azzardare critiche di sorta, cosa che con il libro di Riccarelli invece mi è stata immediata nella riflessione. Il dolore in alcuni momenti è TROPPO, e avvinghiato per di più a sequenza di generazioni, spesso con lo stesso nome, che a volte rende davvero difficile seguire la narrazione per come si dovrebbe: subentra insomma, quà e là, una posizione di difesa del lettore dalla partecipazione alla vicenda - peraltro sentita come poche altre volte nei miei ultimi anni di lettore - che non è cupa, perchè non manca mai il respiro superiore e la prospettiva dell'azione nella storia, ma è più probabilmente drammatica, forse a volte oltre il necessario.
Ma alcune cose sono veramente una spanna sopra la media: la lingua prima di tutto, che mi ha lasciato veramente di sasso. Insisto, una calibratura del periodo che riesce dove di solito riescono soltanto i grandi, nell'equilibrio tra l'eleganza e la ricchezza del parola e del suo valore semantico con l'assoluta facilità di lettura. E poi, alcune figure sono impagabili: penso all'Annina, al Maestro, a Nocciolino, alla macchina di Ideale.
Scomoderò Fellini, insomma. Otto e mezzo. Almeno.
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